Luoghi cultura, Baruffi e Ghizzoni “Aperture regolamentate”

Dai parlamentari

La Commissione Lavoro sta esaminando il decreto legge che estende la disciplina dei servizi pubblici essenziali, in particolare sulle modalità di sciopero, all’apertura dei musei e dei luoghi della cultura. Oggi si è proceduto alla votazione di tutti gli emendamenti e alcune novità importanti sono state introdotte grazie agli emendamenti del Pd, promossi tra l’altro dai deputati modenesi Davide Baruffi e Manuela Ghizzoni.

La necessità di contemperare il diritto allo sciopero e di assemblea dei lavoratori e quello di utenti e visitatori di usufruire dei luoghi di cultura: è questo lo snodo a cui hanno lavorato i parlamentari modenesi del Pd Davide Baruffi, componente della Commissione Lavoro, e Manuela Ghizzoni, componente della Commissione Cultura, che hanno presentato emendamenti al decreto legge 146 del 2015. A seguito di alcune interruzioni di servizio verificatisi nei mesi scorsi, in particolare a Pompei e al Colosseo, il Governo approvò d’urgenza un decreto teso a modificare la disciplina dello sciopero nei musei e nei luoghi della cultura, riconducendola a quella più restrittiva dei servizi pubblici locali. Nel corso del dibattito, nelle Commissioni Lavoro e Cultura, è emersa la necessità di meglio contemperare i diritti di tutti i soggetti coinvolti e precisare la portata del provvedimento. Sono dunque stati approvati alcuni emendamenti che chiariscono e qualificano la norma, alcuni dei quali promossi anche dai deputati modenesi del Pd Davide Baruffi e Manuela Ghizzoni. “Si parla ora di apertura “regolamentata” – spiegano Baruffi e Ghizzoni – per chiarire come, nei casi non infrequenti in cui i servizi stessi presentano problemi di organico, non potrà né dovrà essere garantita l’apertura tout court dei siti e delle strutture. Spetterà alle parti negoziare come, dove e quando assicurare la fruizione di questo patrimonio. Anche a tutela degli Enti locali e del patrimonio minore e diffuso: la dizione inizialmente adottata dal Governo era infatti tale da ricomprendere automaticamente e indistintamente sia i principali siti tutelati dall’Unesco come le più remote biblioteche di quartiere o frazione. Certamente si tratta sempre di luoghi di cultura e la norma incide potenzialmente su tutti, ma risulta davvero difficile immaginare di disciplinare nello stesso modo servizi tanto diversi. Spetterà quindi alle parti disciplinare la portata concreta del principio generale, declinandola nel concreto delle diverse situazioni. Non a caso – continuano Baruffi e Ghizzoni – un altro emendamento ha chiarito come vada escluso dall’ambito di applicazione il patrimonio privato. Infine, ma si tratta di una novità estremamente importante, si è chiesta e ottenuta dal Governo una piena assunzione di responsabilità: se davvero si ritiene che musei e luoghi della cultura vadano ricompresi tra i servizi pubblici essenziali, allora la Cultura in quanto tale – intesa come tutela, fruizione e valorizzazione del patrimonio culturale – va ricompresa tra i livelli essenziali delle prestazioni ai sensi della Costituzione. Se si chiede un “sacrificio” ai lavoratori è necessario – concludono i deputati modenesi – che, contemporaneamente, il pubblico si impegni ad assicurare le risorse necessarie (finanziarie, di personale, ecc.) per il corretto funzionamento dei servizi e il loro pieno godimento da parte dei cittadini”.